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Veglia Pasquale, Omelia del Custode fra Marco Moroni 

Basilica Inferiore San Francesco in Assisi

Nel racconto dell’ultima cena di Gesù con i suoi discepoli, secondo il vangelo di Giovanni, si dice che subito dopo aver ricevuto il boccone da Gesù, Giuda uscì. L’evangelista osserva che era notte. Le tenebre notturne suonano come una conferma del buio interiore che regnava ormai nel discepolo, pronto al tradimento.

E nei vangeli si narra anche che al momento della morte di Gesù si fece buio su tutta la terra.

Anche oggi il buio sembra essersi impossessato di tutto, del mondo intero, quasi in una regressione spaventosa e totale ai primordi della storia, quando Dio creò il cielo e la terra e le tenebre ricoprivano l’abisso. In questi nostri giorni sembra infatti che la storia dell’umanità sia stata inghiottita dalle tenebre, sprofondata nell’assurda follia di una nuova guerra, una ancora, come se tutte quelle che si stanno combattendo nel mondo, più o meno vicine e conosciute, già di per sé non fossero atroci e insensati fratricidi. Pare così che sia ancora una volta il regno delle tenebre ad impadronirsi delle menti, dei cuori, dei pensieri di un’umanità ancora guidata dalla logica della paura, dell’arrivismo, del dominio sull’altro, della violenza, della ritorsione, insomma dal mistero del male e dell’iniquità. Un’umanità caratterizzata dalla mentalità di quell’uomo vecchio, prigioniero di se stesso e del proprio tornaconto, di cui parla più volte san Paolo nelle sue lettere.

Così questa notte del mondo è purtroppo attraversata dai bagliori dei missili e dal fuoco degli incendi causati dalle esplosioni nella terra dell’Ucraina, ferita a morte dalla logica nefanda e contraddittoria di chi ritiene di poter scegliere arbitrariamente della sorte e del destino di quel popolo.

Ben diversa è la luce che abbiamo accolto nel buio di questa basilica, luce timida dapprima, ma poi avvolgente e gioiosa.

È sempre particolarmente evocativo il momento in cui il cero acceso viene introdotto nell’oscurità della navata, come è accaduto anche stasera. La piccola fiammella che, come ha cantato il diacono, rappresenta Cristo, luce del mondo, già da sola, piccola luce, è sufficiente a rischiarare, a far scorgere i contorni delle cose e delle persone. È la luce che si fa strada in mezzo all’oscurità ed è come se proclamasse, già da sé, l’annuncio di una vita rinnovata.
È luce che non si impone, ma che, come abbiamo ascoltato nel preconio, «sconfigge il male, lava le colpe, restituisce l’innocenza ai peccatori, la gioia agli afflitti. Dissipa l’odio, piega la durezza dei potenti, promuove la concordia e la pace».

Cristo, il Risorto, luce del mondo, con il suo passaggio attraverso le tenebre della morte, viene a comunicarci che, se noi lo accogliamo, possiamo riconoscerci umanità differente, affrancata dalle tenebre, che non può rassegnarsi a vivere nello schema perverso della contrapposizione e della lotta, ma che, portatrice di uno sguardo nuovo, riconosce in ogni uomo e donna il proprio fratello, la propria sorella da servire, perdonare, amare.

Nel mondo di coloro che vengono illuminati da questa luce, di coloro che si riconoscono risorti grazie alla risurrezione di Cristo, come dice san Paolo, «non c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna» (Gal 3,28). Ancor più, direi, non c’è più italiano o russo o ucraino, non c’è più ortodosso o cattolico, ma tutti siamo figli amati e perciò riconoscenti e gioiosi per la vita dell’altro. Accogliamo allora, fratelli e sorelle, nella nostra vita, la luce che mai si spegne, e preghiamo il Signore perché ci renda capaci di non porre ostacoli al suo diffondersi in noi, tra di noi e nel mondo intero. Saremo così portatori di luce e di pace, cantori di gioia come Francesco d’Assisi, annunciatori della risurrezione.

La luce del Risorto pervada i nostri sentimenti, i nostri gesti, i passi quotidiani di ciascuno di noi, nelle nostre relazioni e nelle nostre attività. Lasciamoci segnare dalla novità della Pasqua: le tenebre non abbiano mai il sopravvento nella nostra vita e nella vita del mondo!

Fra Marco Moroni, Custode del Sacro Convento in Assisi

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